La PMA (seulement) pour toutes. L’incompiuta rivoluzione della nuova legge di bioetica francese

Giulia Terlizzi

Ricercatrice di Diritto privato comparato, Università di Torino

(Contributo pubblicato online first)

Abstract

Con la legge di bioetica n° 2021-1017, il legislatore francese ha “deconfinato” le tecniche di assistenza medica alla procreazione (AMP), riconoscendo il desiderio e la volontà quali mezzi per superare i limiti corporei e per dare al sistema di procreazione, filiazione e parentela una dimensione “sociale”. Oggi, l’accesso alle tecniche di AMP è aperto anche alle coppie di donne e alle donne single, a prescindere dall’esistenza di una patologia. Nel tentativo, necessariamente limitato, di introdurre il lettore alla nuova legge di bioetica, ed in particolare alla nuova disciplina della Assistance medicale à la procréation (AMP), si procederà dapprima con una breve ricostruzione della genesi e del processo di adozione della legge. Ci si dedicherà in seguito ad una sintetica analisi delle disposizioni innovative e della nuova disciplina dell’AMP, per comprenderne meglio gli effetti, ma anche i lati oscuri e i delicati problemi rimasti ancora aperti.

With the approval of the new law on bioethics n° 2021-1017, the French legislator has radically changed the discipline of medically assisted procreation techniques, recognizing desire and will as a means of overcoming bodily limitations and giving the system of procreation, filiation and parenthood a ‘social’ dimension. Today, the access to these techniques is also open to female couples and single women, regardless of the existence of a pathology. In an attempt, necessarily limited, to introduce the reader to the new law on bioethics, and in particular to the new discipline of Assistance medicale à la procréation (AMP), the author will first proceed with a brief reconstruction of the genesis and process of adoption of the law. Afterwards, a brief analysis of the innovative provisions and of the new discipline of the MPA will be made, in order to better understand its effects, but also its dark sides and the very delicate problems still open.

Sommario

1. Le nuove priorità della Legge di bioetica, “plus societale que jamais”. – 2.Dal mariage pour tous alla PMA pour toutes : excursus di una promessa politica. – 3.Le disposizioni della nuova legge di bioetica sull’AMP. – 4. Le asimmetrie di trattamento nell’accertamento della maternità a seguito di AMP. – 5. La legge di bioetica fra uguaglianza e nuove discriminazioni: alcune riflessioni critiche.

La “PMA pour toutes” in Francia: tante risposte e qualche interrogativo aperto

Anna Maria Lecis Cocco Ortu

Maîtresse de conférences en Droit public, Sciences Po Bordeaux

(Contributo pubblicato online first)

Abstract

L’articolo analizza la recente riforma francese in materia di bioetica che ha esteso l’accesso alle tecniche di procreazione medica assistita a tutte le donne, indipendentemente dal loro stato civile o orientamento sessuale. Dopo aver presentato i principali contenuti della legge, l’articolo evidenzia alcuni aspetti problematici della riforma, riguardanti essenzialmente la discriminazione che persiste nel riconoscimento della filiazione per i figli di coppie di persone dello stesso. L’analisi si conclude con alcune considerazioni sulla necessità di uno standard comune di riconoscimento giuridico della filiazione a prescindere dalle normative nazionali sull’accesso alle tecniche di procreazione, in nome dell’interesse superiore del minore.

The article aims to analyse the French reform on Bioethics which extended access to medical assisted procreation techniques to all women, regardless of their marital status or sexual orientation. After presenting the main contents of the bill, the article highlights some problematical aspects of the reform, essentially concerning discrimination that persists in the recognition of the filiation for children with gay couples. The analysis ends with some considerations on the need for a common standard of legal recognition of filiation regardless of national regulations on access to procreation techniques, in the name of the best interests of the child.

Sommario

1. Introduzione. L’approvazione della legge e la promessa (tardivamente) mantenuta – 2. Le risposte: l’allargamento dell’accesso alla PMA tra desiderio genitoriale, interesse superiore del minore e tutela della vita familiare: – 2.1. L’abolizione di una discriminazione ingiustificata – 2.2. Le modalità di riconoscimento del legame con la madre intenzionale – 2.3. L’allargamento della possibilità di crioconservazione dei gameti – 3. Alcuni profili problematici della riforma: 3.1. L’irragionevole disparità di trattamento quanto al riconoscimento della maternità intenzionale – 3.2. La marcia indietro sul riconoscimento dei figli nati da GPA – 3.3. La possibilità di accesso all’identità del donatore e i suoi possibili effetti sulla disponibilità di gameti per la PMA eterologa – 4. Il nodo della “mobilità procreativa” e delle sue conseguenze al rientro: Spunti conclusivi sull’esigenza di un riconoscimento pieno dei legami di filiazione.

Padri ai tempi della PMA e GPA: uno sguardo sulla giurisprudenza CEDU

Alice Margaria

Research Fellow, Max Planck Institute for Social Anthropology, Department of ‘Law and Anthropology’, Halle (Germania)

(Contributo pubblicato online first)

Abstract

Questo contributo mette in luce la definizione di paternità che emerge dalla giurisprudenza della Corte europea dei diritti umani in materia di procreazione medicalmente assistita e gestazione per altri. Adottando una prospettiva socio-giuridica, l’analisi giurisprudenziale delinea una figura paterna dai tratti sia convenzionali che nuovi. Sebbene il dato biologico mantenga un ruolo decisivo nel determinare a chi spetti lo status paterno, infatti, l’effettivo coinvolgimento del padre nella vita dei figli o almeno l’intenzione di parteciparvi assumono una crescente rilevanza nel ragionamento della Corte Edu. Questa rilevanza, tuttavia, non è assoluta bensì rimane condizionata dalla presenza di un contesto di ‘paternità convenzionale’. La Corte Edu, pertanto, non si discosta totalmente dal paradigma ‘convenzionale’, ma ‘si limita’ ad arricchire quest’ultimo con il ‘nuovo’ tratto di care. Pur trattandosi di una mera aggiunta, tale ricostruzione della paternità che ruota attorno alla concettualizzazione di care quale tratto (anche) paterno, appare un primo, importante passo verso il ripensamento della divisione del lavoro di cura tra uomini e donne e, più in generale, verso un’uguaglianza di genere sostanziale.

This paper traces the definition of fatherhood which emerges from the jurisprudence of the European Court of Human Rights pertaining to assisted reproduction and surrogacy. Adopting a socio-legal perspective, the jurisprudential analysis sketches a father figure which includes both change and continuity. Although biology maintains a decisive role in determining who is to be granted the paternal status, the father’s actual involvement in the children’s lives and/or his caring intentions take on an increasing importance in the reasoning of the Court. This relevance, however, is not absolute but remains contingent on the existence of a wider ‘conventional’ context. The Court, therefore, does not depart totally from the paradigm of ‘conventional fatherhood’, but ‘merely’ enriches the latter with the ‘new’ trait of care. Although a prima facie mere addition, this reconstruction of fatherhood, which revolves around the conceptualisation of care as a paternal trait (too), appears to be a first, important step towards rethinking the division of care responsibilities between men and women and, more generally, towards substantial gender equality.

Sommario

1. Introduzione – 2. ‘Paternità convenzionale’ e realtà – 3. La Corte europea dei diritti umani: limiti e potenzialità – 4. Il dato biologico: continuità – 5. Care: novità (e continuità) – 6. Conclusioni: uguaglianza di genere e nuove sfide